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COS’È UN MVP E PERCHÉ È NECESSARIO PER LA TUA STARTUP TECNOLOGICA

Tempo di lettura: 4 minuti
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Scopri che cos'è un Minimum Viable Product (MVP), le sue caratteristiche, come crearlo per una startup deep-tech.
Le startup in fase early stage hanno solitamente molte idee ma poche certezze. In questo stadio, infatti, la startup nascente ha un solo obiettivo: comprendere se la soluzione che si vuole proporre è la soluzione adatta al mercato a cui ci si riferisce.

 

Quando si parla di product-market-fit, lo strumento essenziale per testare e validare la propria soluzione è la creazione di un Minimum Viable Product (MVP).

 

In quest’articolo scoprirai cos’è un MVP, da dove viene e come cambia per le startup deep-tech.

Cos’è un MVP e da dove viene?

Creare un MVP per una startup significa dar vita ad una versione minimalista del proprio prodotto e/o servizio, che contiene però tutte le funzionalità essenziali che caratterizzano l’idea alla base di tutto. Un MVP viene generato con le minori spese e le caratteristiche basiche sufficienti a testarlo subito con la potenziale clientela immettendolo sul mercato e ricavandone i feedback utili che lo possano migliorare.

 

Il termine è stato coniato per la prima volta nel 2001 da Frank Robinson, co-founder della SyncDev, per indicare quel prodotto con il maggiore Return on Investment (ROI) rispetto al rischio. A rendere il termine popolare, però, sono stati Steve Blank ed Eric Ries, fondatori del movimento The Lean Startup.

 

Un MVP non è la creazione di una soluzione funzionante solo per metà, ma essenziale e minimalista, quindi una soluzione pilota per far partire la propria startup in maniera smart.
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Le caratteristiche di un MVP

Creare un MVP è fondamentale poiché ti permette di lanciare sul mercato il tuo prodotto e/o servizio in maniera strategica rispetto al target di riferimento, testandolo in maniera rapida e capendo in che modo migliorarlo.

 

Ma quali sono le caratteristiche essenziali di un MVP?

 

Innanzi tutto, il prodotto deve avere un valore minimo con delle funzionalità di cui l’utente finale può usufruire concretamente.

 

Sebbene minimalista, un MVP deve mostrare fin da subito i suoi benefici attuali e futuri, in modo tale da convincere l’utente iniziale a continuare ad utilizzarlo fino a quando le funzionalità saranno effettivamente complete.

 

Gli utenti di partenza hanno un gran ruolo per il miglioramento dell’MVP, poiché saranno proprio loro a fornire dei feedback che permetteranno gli sviluppi futuri della startup.

 

La concretizzazione dell’idea iniziale, inoltre, dovrebbe avvenire con risorse minime e cercando di ridurre al massimo le ore di sviluppo e progettazione, per arrivare ai primi clienti in tempi piuttosto brevi.

 

Per concludere, un MVP dovrebbe anche essere in grado di fornire una rapida stima delle possibilità di un nuovo brand.
Sei una startup ad alto contenuto tecnologico e vuoi vedere la tua idea innovativa decollare?

Le 5 fasi dell’ideazione di un MVP

Sono 5 le fasi necessarie per la creazione di un MVP che sia funzionale e duraturo, in particolare:
  1. Partire dalla ricerca per generare l’idea
L’idea dietro alla startup dovrebbe essere sempre basata da delle ricerche precise e puntuali, che vanno ad approfondire quali sono le esigenze e le problematiche che l’idea va a risolvere.
  1. L’utente al centro
La startup dovrebbe cucire sulle spalle di quello che è l’utente finale tutte le funzionalità del prodotto e/o servizio.
  1. Caratteristiche essenziali
Sebbene nell’idea complessiva le caratteristiche potranno essere molteplici, per questa fase nell’MVP vanno selezionate solo le caratteristiche essenziali e che hanno la massima priorità. Vanno predilette quelle in grado di soddisfare gli utenti iniziali e che hanno la possibilità di evolvere in futuro.
  1. Crea il prodotto
In questa fase è necessario creare un prodotto che rispecchi tutti i punti precedentemente espressi, così da dare un vero valore all’utente.
  1. Feedback, feedback, feedback
Le opinioni dei primi utenti saranno essenziali per validare l’idea, migliorarla e infine dar vita a tutte le altre funzionalità che rendono la tua startup completa.
5 step della creazione dell'MVP

Si può parlare di MVP per il deep-tech?

Dopo aver individuato un problema da risolvere, le soluzioni fortemente tecnologiche richiedono solitamente un’alta intensità di capitale, quindi investimenti molto più ingenti per sviluppare anche solo le prime fasi di un prototipo.

 

Molte imprese deep-tech, o aspiranti tali, incontrano degli ostacoli anche solo al ragionare e ipotizzare una possibile idea innovativa, ancora prima di pensare se possono produrla ad un prezzo competitivo. Le startup non deep-tech, invece, incontrano raramente questi rischi e si concentrano spesso esclusivamente sulle sfide di prodotto, mercato e crescita.

 

La soluzione sta negli investimenti. Questa rappresenta una sfida per l’ecosistema, considerando che gli investitori aperti a rischiare per realtà così innovative è relativamente piccola rispetto ai fondi che perlustrano l’ecosistema delle startup early stage più generaliste.

 

Mentre l’interesse per il deep-tech continua a crescere, è necessario ancora uno slancio in avanti se si vuole far decollare le imprese ad alto contenuto tecnologico. Spesso si parla, infatti, dell’attrazione tecnologica come strumento per superare l’enigma della soluzione alla ricerca di un problema. Meno spesso, però, vengono creati punti di raccordo tra l’industria, gli investitori e i ricercatori nei quali ci si può interrogare sulle vulnerabilità di queste tecnologie dirompenti e capire meglio i percorsi di ricerca e sviluppo.

 

La soluzione sta nell’applicare un approccio pragmatico alle valutazioni, che, in assenza di flussi di cassa, vada oltre i modelli finanziari tradizionali e contribuirebbe a spianare la strada al finanziamento delle tecnologie esponenziali e fortemente innovative.

 

Gli investimenti in startup early stage con degli MVP fortemente deep-tech vengono supportati da anni ormai in paesi come gli Stati Uniti e altre realtà con dei mercati più maturi più predisposti al rischio in questo settore. In Italia c’è ancora della reticenza a investire in tecnologie esponenziali e dirompenti e, proprio per questo, in TechBricks stiamo cercando di aiutare l’ecosistema tramite la creazione di un fondo side-car e tramite l’instaurazione di legami solido con le corporate per i programmi di innovazione.